Metheny chitarrista: ecco chi è e quali sono le sue opere più note

Patrick Bruce Metheny, noto semplicemente come Pat Metheny, è un chitarrista e compositore jazz tra i più apprezzati. Ma cosa si sa della sua vita? E quali sono le sue opere più famose?

La sua biografia

Metheny nacque nel 1954 a Lee’s Summit, un sobborgo di Kansas City, e sembra che abbia cominciato a suonare fin da giovane. Non si sa molto della sua infanzia, ma iniziò presto a insegnare musica all’Università di Miami e al Boston’s Barklee College of Music.

Iniziò a suonare per un pubblico nel 1976, fondando un gruppo con il tastierista Lyle Mays. Oltre a suonare musica jazz, Metheny si concentrò anche sulle composizioni, ampliando le sue vedute e collaborando con vari artisti, nella sua carriera, come David Bowie, Joni Mitchell, Miroslav Vitous, Dave Liebman, etc. I suoi album hanno cominciato ad uscire già dal 1976 fino ad oggi, vincendo anche vari premi come uno tra i migliori musicisti jazz.

Le sue opere migliori

La produzione musicale di Metheny è davvero molto ampia, e tra i suoi album migliori si possono citare:

  • Bright Size Life, il suo primo album, che includeva otto brani;
  • American Garage, del 1979, nel quale si ripercorrono alcune tappe dell’album precedente, Pat Metheny group, ma usando altri strumenti;
  • Travels, del 1983, che includeva undici brani, attinti dalle carriere del chitarrista e di altri componenti del suo gruppo;
  • Still Life (Talking), registrato ed uscito nel 1987, in cui sono stati inseriti delle sonorità brasiliane;
  • Beyond the Missouri Sky (Short Stories), realizzato con Charlie Haden, registrato nel 1996;
  • A map of the world, colonna sonora dell’omonimo film, uscito nel 1999;
  • The way up, uscito nel 2006, che in realtà è un’unica composizione di sessantotto minuti, suddiviso in quattro tracce;
  • Orchestrion, del 2010, intitolato come l’omonimo strumento musicale dell’Ottocento.

Alcune delle sue frasi

Non si possono non citare alcune frasi di Metheny, per sapere cosa pensa sulla musica, in generale e sulla sua:

  • “Mi sento come un reporter del mondo contemporaneo, con la mia musica cerco di rappresentarlo nel modo più diretto possibile, da artista senza pregiudizi”;
  • “C’è un’architettura di arrangiamenti che divide il brano in quattro parti. Dal punto di vista musicale chi ci ha seguito in passato troverà il nostro suono classico ma sviluppato con maggiore libertà: ci sono parti della composizione che ritornano nel corso di «The Way Up», offrendo stimoli all’ascoltatore”, parlando dell’omonimo album, uscito nel 2005;
  • “Per niente, è vero che ci sono moduli ritmici e ripetitivi, ma sono funzionali a una composizione di vasto respiro, la più ambiziosa da quando esiste il Pat Metheny Group. Se dovessi citare qualcuno penserei al compositore Steve Reich”, rispondendo alla domanda se la sua musica fosse o no minimalista;
  • “C’è più cattiva musica nel jazz che in qualsiasi altro genere. Forse è perché il pubblico non capisce realmente cosa sta succedendo”;
  • “I musicisti migliori non sono quelli che suonano al meglio, ma quelli che ascoltano di più”.