Il catetere venoso centrale, noto anche con la sigla CVC, è un dispositivo medico che si inserisce nelle cosiddette “vene centrali” e vi può rimanere anche per un lungo periodo di tempo (anche fino a tre mesi). Ma come è fatto? A cosa serve? Come si gestisce correttamente?
Come è fatto e a cosa serve
Il CVC è un tubicino lungo e sottile, rigido o flessibile, di circa 20 centimetri di diametro, e può essere realizzati in poliuretano o in silicone, con diversi lumi indipendenti. Certo, le sue misure possono variare a seconda dell’età del paziente, e possono essere tunnelizzati, ossia avere un accesso dalla vena succlavia, oppure si può impiantare.
Nel caso di impianto, si può parlare del CVC Port-a-cath, che viene posizionato sottocute, in sala operatoria, e si può togliere solo dopo aver tolto i punti di sutura. Ci sono, poi, dei dei CVC ad inserzione periferica, i PICC, che si inseriscono per una vena periferica e poi la punta raggiunge la vena cava.
I cateteri vengono inseriti per diversi motivi, come il drenaggio dei liquidi durante un intervento, oppure la somministrazione di un farmaco o l’inserimento di alcuni strumenti chirurgici. Il suo posizionamento non è considerato doloroso, in quanto è effettuato in anestesia locale.
Come viene posizionato e gestito
Prima di inserire questo dispositivo, è necessario che il paziente dia il consenso informato, ed in seguito viene fatto accomodare in una sala agiografica, in modo che il radiologo possa studiare la vena interessata e procedere all’anestesia. In seguito, il catetere vine inserito sempre usando l’ecografia, posizionando un sottile filo metallico all’interno di un ago-cannula, che farà da guida al catetere. Tale procedura dura circa un quarto d’ora.
Importante, per il medico, è gestire al meglio questo catetere, a cominciare dal suo inserimento, che deve essere effettuato con mani lavate e tecniche sterili, indossando guanti e occhiali. La sua gestione varia a seconda dell’uso che se ne vuole fare: ad esempio, se lo si usa per un’infusione, bisogna verificare il ritorno del sangue durante l’aspirazione, per assicurarsi che funzioni correttamente, e dopo ogni infusione bisogna eliminare le tracce residue del farmaco in modo da ridurre il rischio di interazioni tra altri farmaci. Quando si chiude il catetere, dopo un’ulteriore lavaggio, bisogna riempire il lume del catetere con un’altra soluzione, in modo da ridurre il rischio di occlusione o di infezioni batteriemiche.
Importante è curare anche la medicazione e la sostituzione periodica, effettuate a intervalli prestabiliti, soprattutto se la medicazione appare allentata, umida, sporca o con fuoriuscite di sangue e secrezioni. Tali medicazioni, in generale, vanno sostituire ogni cinque o sette giorni, ma se sono effettuate con garza e cerotto anche ogni due giorni. La sostituzione delle linee infusionali, invece, ha tempi diversi a seconda della tipologia.