Pachidermi africani: qual è il simbolismo dell’elefante?

Gli elefanti, siano essi asiatici oppure africani, sono provvisti di una mente squisitamente intelligente. Come le grandi scimmie e il delfino tursiope, sanno riconoscersi nello specchio; hanno inoltre una grande memoria, capacità di ragionamento e una socialità raffinata governata con saggezza dalle femmine”. Basta questa descrizione di Danilo Mainardi per capire che tipi di animali sono gli elefanti, e per secoli sono stati associati alla forza e alla regalità. Per saperne di più sul loro simbolismo, basta continuare a leggere questa pagina.

Il suo simbolismo

L’elefante, diffuso in Africa e in Asia, è uno dei maggiori simboli del primo e dell’India. In queste zone, il pachiderma è simbolo di: forza, dignità, potere regale, saggezza, pazienza, longevità (possono vivere fino a sessant’anni, molto di più della maggior parte degli animali) e di gioia. Di conseguenza, portare addosso un indumento o un gioiello che li raffiguri, serve ad attirare la fortuna.

In India, Ganesha, dio dei buoni auspici (una specie di Sant’Antonio, per gli indù), è raffigurato con la testa di un elefante. E’ un esempio perfetto di unità maschile e femminile, essendo forte e compassionevole allo stesso tempo. Gli elefanti bianchi sono, invece, per il Buddhismo, degli animali sacri, visto che si crede che la madre del Buddha, la regina Maya, sognò uno di questi animali, prima della nascita del figlio, che entrava dentro di lei.

Anche nel cristianesimo, questo animale ha importanza. Infatti, sembra che simboleggi la castità e la temperanza, diventando simbolo di Cristo. Da non dimenticare che nel Cinquecento, il re del Portogallo, Manuele d’Aviz, regalò a papa Leone X un elefante bianco, originario dello Sri Lanka, assieme a un rinoceronte. Questo animale, che venne chiamato Annone, venne ospitato nel cortile del Belvedere, diventando così una sorta di “mascotte” per la città. Morì due anni dopo il suo arrivo, e il papa, addolorato per la sua morte, chiese a Raffaello Sanzio di dipingerlo.

Nel mondo della letteratura

Viste le leggende e le credenze attorno a questo animale, esso fu soggetto di vari artisti ed anche scrittori. Basta ricordare l’elefante indiano Hathi, uno dei principali personaggi de Il libro della giungla, di Kipling. Nella foresta dove vive Mowgli, è lui il re della giungla, e tutti rispettano sia lui che gli altri elefanti.

Hathi, tuttavia, non è l’unico re elefante presente nella letteratura: basta ricordare Babar, protagonista dei libri di Jean de Brunhoff, le cui storie, ambientate in Africa, sono poi diventate un cartone animato. Da piccolo, questo elefante perde la madre e, per una serie di circostanze, si ritrova a vivere a Parigi, con una signora che lo educa, e quando torna nella giungla, diventa re per la sua grande saggezza.

Meno favolistico, è il libro di Lawrence Anthony, ambientalista e scrittore, che nel suo libro, L’uomo che parlava agli elefanti, narra del trasferimento di un branco di elefanti, ritenuti pericolosi, a una riserva dello Zuzuland. Durante questo viaggio, Lawrence, che ha accompagnato veramente questi animali fino alla loro nuova casa, narra del comportamento di questi animali, che dapprima sono ostili verso gli uomini, ma che in seguito imparano a conoscerli. Inevitabilmente, anche l’autore rimane conquistato da questi animali, testardi e intelligenti allo stesso tempo.