La storia di San Rocco, patrono dei cani e nemico della peste

San Rocco (1295-1327) era un nobile di Montpellier (Francia), unico figlio del ricco governatore della città. Nacque con un insolito e profondo segno rosso sul petto a forma di croce, considerato un segno ricevuto dalla Beata Vergine Maria, la quale aveva ascoltato e risposto alle preghiere di sua madre per guarire dalla sterilità.

Fin da bambino, un profondo senso religioso caratterizzava San Rocco, che lo portava a digiunare due volte alla settimana seguendo la sua pia madre.

A vent’anni perse entrambi i genitori, dopodiché donò la sua eredità ai poveri, consegnò il governo della città allo zio e iniziò una nuova vita come povero mendicante pellegrino. Spesso la statuina di San Rocco viene posta nel presepe napoletano.

Il percorso di San Rocco

Ormai libero da ogni preoccupazione terrena, San Rocco si unì al Terz’Ordine Francescano, indossò l’abito da pellegrino e iniziò il suo pellegrinaggio, che lo portò a visitare e pregare nei luoghi santi di Roma.

Una volta giunto ad Acquapendente, vicino Viterbo, San Rocco si ritrovo tra tanti malati di peste nera, che il quel periodo devastava l’Europa. Per un certo periodo soggiorno nel paesino per prendersi cura dei malati nelle case private e negli ospedali, rischiando anch’egli di ammalarsi gravemente.

Non contrò però la malattia, ma iniziò a guarire molte persone col solo segno della croce. San Rocco continuò la sua opera di beneficienza fino a quando la peste nera non iniziò a sparire completamente. Poi riprese il suo pellegrinaggio, che lo portò in altre zone falcidiate dalla peste, in cui compì dei miracoli di guarigione, anche nella stessa Roma.

San Rocco, la peste e il cane

Il suo pellegrinaggio lo portò fino alla città di Piacenza, dove scoprì che la peste nera lo aveva colpito a una gamba. Siccome non voleva infettare nessuno, raccomandò la sua anima a Dio e attesa la morte in una remota e abbandonata capanna nella foresta.

San Rocco incontrò il cane da caccia di un nobile locale, con cui fece amicizia. Ogni giorno gli portava cibo e gli leccava le ferite. Nelle vicinanze sorse una sorgente, che fornì sostentamento a San Rocco.

Un giorno, incuriosito, il nobile seguì il suo cane fino nel bosco, scoprendo che stava aiutando il pellegrino. Dopo qualche mese, San Rocco guarì completamente, e prese la decisione di tornare nella sua nativa Montpellier.

Il ritorno di San Rocco a Montpellier

Quando arrivò nella sua città natale, si ritrovò in mezzo alla guerra. Rifiutatosi di rivelare la sua vera identità ai soldati, continuava a professarsi un povero viandante. Purtroppo, venne accusato di essere una spia travestita da pellegrino.

San Rocco non si difese dalle accuse, affidandosi completamente alla volontà di Dio. Lo stesso zio lo gettò in prigione, senza riuscire però a riconoscerlo. La leggenda vuole che venne completamente dimenticato e abbandonato in prigione, dove venne assistito dagli angeli di Dio. Morì dopo cinque anni.

I miracoli dopo la sua morte

Secondo quanto racconta Marion A. Habig, agiografo francescano, in procinto di morire, il Santo chiese di essere confessato e di ricevere gli ultimi sacramenti.

Quando il sacerdote entrò in prigione, una luce folgorante lo circondò e sul muro apparve una scritta in lettere d’oro del nome di Rocco e la predizione che tutti coloro che avrebbero invocato la sua intercessione sarebbero stati liberati dalla peste.

Durante il Concilio di Costanza del 1414, scoppiò nuovamente a Roma la peste. I Padri conciliari si rivolsero a Rocco, patrono contro la peste, e fecero in suo onore preghiere e processioni pubbliche, dopodiché la peste cessò.

Per il suo patrocinio contro le malattie infettive, divenne un santo molto apprezzato nel tardo medioevo, soprattutto nei paesi italiani in cui esercitò i suoi poteri curativi. Molti di questi paesi lo hanno scelto come loro patrono. La sua festa è il 16 agosto.